Riforma del II ciclo d’istruzione, scarsi gli effetti sui risultati Pisa 2012

Le numerose analisi e i dati forniti da Pisa possono essere utili per capire quali sono i fattori che hanno influenzato le tendenze descritte nei post precedenti, come il miglioramento dei risultati in matematica degli studenti italiani dal 2006 al 2012.

Secondo gli analisti di Invalsi, la riduzione delle risorse a disposizione del sistema intervenuta negli ultimi anni non sembrerebbe averne compromesso la performance (ma potrebbe aver frenato quei forti segnali di miglioramento registratisi tra le rilevazioni del 2006 e del 2009).

Anche la riforma del II ciclo, cominciata nell’anno scolastico 2010-11 (che, tra le altre cose, ha previsto l’aumento delle ore di scienze in molti indirizzi di studio e una maggiore sollecitazione a un insegnamento più focalizzato sulle competenze), non sembrerebbe aver modificato la performance complessiva delle scuole di tale ciclo. Ma per trarre conclusioni su questa riforma l’analisi dovrà essere approfondita anche alla luce del differenziato grado di effettiva implementazione della riforma e tenendo conto delle differenze tra tipologie di scuole non più circoscrivibili alla tradizionale ripartizione tra licei, tecnici e professionali.

In Italia la riforma del II ciclo d’istruzione ha ridefinito gli assetti e introdotto cambiamenti sostanziali nell’insegnamento di diverse discipline. In generale, la riforma ha comportato:

  • una semplificazione degli indirizzi;
  • un alleggerimento dei quadri orari;
  • una revisione degli insegnamenti, con l’introduzione di discipline scientifiche in tutti i primi bienni e l’aumento delle ore per Licei e Professionali;
  • la previsione di un rafforzamento del ruolo della didattica laboratoriale.

In specifico, per la matematica, la riforma ha introdotto cambiamenti sostanziali sia per gli obiettivi generali che per la definizione dei contenuti matematici. Per le scienze, invece, essa ha incrementato i quadri orari di quasi tutti i bienni dei diversi indirizzi di studio.

Grazie all’indagine Pisa è possibile confrontare la prima generazione, che ha frequentato il secondo ciclo d’istruzione con l’organizzazione definita dalla riforma e sulla base delle nuove Indicazioni Nazionali e Linee Guida, con quella che nel 2009 era in II secondaria di secondo grado ma sulla base dei vecchi assetti. in questo modo è potenzialmente possibile capire gli eventuali effetti della riforma.

Inoltre la generazione interessata da questi cambiamenti era stata, in passato, protagonista di una serie di rinnovamenti strutturali e curricolari nel I ciclo d’istruzione, mutamenti cominciati con le Indicazioni Nazionali del 2003, seguite dalle Indicazioni per il Curricolo del 2007 e perfezionati infine con le nuove Indicazioni Nazionali del 2012.

Il miglioramento registrato in Italia nei risultati di Pisa 2012 è poco differenziato rispetto a quello avvenuto tra il 2006 e il 2009. A quanto pare, la riforma del II ciclo, intervenuta dopo il 2009, non avrebbe avuto grandi effetti.

Nella Matematica gli ambiti in cui il miglioramento è più evidente sono quelli definiti da Pisa “Change and relationship” e “Uncertainty and data” che sono quelli in cui il rinnovamento curricolare introdotto dalla riforma è più evidente. Il primo ambito è stato oggetto di una profonda rivisitazione, adeguando gli obiettivi di tutto il sistema. Ad esempio, nelle Indicazioni è stata posta particolare attenzione agli aspetti di rappresentazione delle relazioni e delle funzioni.

Il secondo ambito per alcune tipologie di scuola è sostanzialmente nuovo e solo ultimamente è stato considerato come parte fondante del curricolo.

Le Scienze hanno trovato maggiore spazio, in termini di ore settimanali, in alcuni indirizzi di studio come il liceo classico, dove non erano previste nel curriculum o dove lo erano in modo marginale,  e nel liceo scientifico tradizionale. Secondo i ricercatori Invalsi per avere dati certi andrebbe condotta un’analisi di dettaglio più approfondita.

Comunque, come detto prima, la diffusione della tendenza al miglioramento e la sua tempistica, concentrata tra il 2006 e il 2009, non consentono di attribuire in prima battuta alla riforma, intervenuta dopo il 2009, l’origine dello stesso.

Secondo l’analisi Invalsi questo induce a ritenere che altri fattori abbiano contribuito al miglioramento di performance e a ritenere che i mutamenti intervenuti nel sistema possano essere meno linearmente legati alle previsioni normative. Ad esempio, continuano i ricercatori Invalsi, benché la riforma avesse previsto un maggior ruolo della didattica laboratoriale, è plausibile ritenere che non sempre ciò sia pienamente avvenuto per via della differente dotazione infrastrutturale – e capacità di utilizzo delle stesse – nelle singole scuole, aspetti sui quali non si dispone al momento di adeguate informazioni.

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