L’investimento di risorse economiche in educazione è una priorità all’interno di Europa 2020, la strategia di crescita della Ue per questo decennio; inoltre, di fronte ai recenti cambiamenti economici è fondamentale per la promozione di una crescita sostenibile. Investire in educazione e formazione aiuta lo sviluppo del capitale umano, migliora l’occupazione e contrasta e previene la disoccupazione giovanile (Eurydice 2013). Purtroppo la crisi economica e l’aumento del deficit di bilancio e del livello del debito degli Stati ha costretto gli Stati membri a mettere in atto un rigido consolidamento fiscale per restare in linea con le richieste del Patto di stabilità e crescita della Ue. Per questo motivo la spesa pubblica per l’istruzione è sotto pressione nei paesi europei. Eurydice ha prodotto dei documenti nazionali, i più recenti, che ci permettono di analizzare la spesa pubblica in istruzione degli Stati membri e la loro evoluzione nel tempo. Il confronto è fra la spesa nel 2012 e quella pianificata per il 2013.
Per valutare in modo più preciso i cambiamenti nei finanziamenti all’istruzione, i budget nazionali per l’educazione devono essere confrontati a prezzi costanti del 2012, quindi tenendo conto dell’aumento dei prezzi al consumo avuto nel 2013.
Osservando la figura 1 notiamo subito quali sono i paesi che hanno aumentato le risorse e quelli che le hanno diminuite. Tra il 2012 e il 2013 nove nazioni tra quelle di cui sono disponibili i dati hanno diminuito il loro budget destinato all’istruzione per una quota maggiore all’uno per cento. La flessione maggiore si è verificata a Cipro (circa il 16 per cento) a causa della crisi economica che ha colpito la spesa pubblica.
La Croazia ha tagliato il budget pubblico per l’educazione in tutti i livelli amministrativi, dal nazionale al locale, con una diminuzione totale del 4 per cento. Una percentuale simile si è avuta nel Regno Unito dove c’è stato un trasferimento dei fondi per altri scopi. In Malta e Finlandia i finanziamenti all’istruzione sono diminuiti del 3 per cento. Mentre per l’isola del mediterraneo questo calo è dovuto all’aumento di finanziamenti da parte della Ue per progetti specifici, in Finlandia la ragione principale è una generale riduzione della spesa pubblica.
Anche l’Irlanda, che è stata tra i paesi più colpiti dalla crisi e ha dovuto ricorrere agli aiuti economici della Ue, ha ridotto la spesa pubblica totale tra cui quella in istruzione del 2,6 per cento. In Italia si è verificato rispetto all’anno precedente un calo del 1,2 per cento, dovuto alle politiche di revisione della spesa mandate avanti per restare in linea con i parametri di bilancio e debito indicati dalla Ue.
Il budget di sei paesi è rimasto stabile a prezzi costanti, nel senso che non ha subito variazioni positive e negative oltre l’uno per cento. Tra questi ci sono Portogallo, Repubblica Ceca, Lituania, Scozia, Belgio francese ed Estonia.
I paesi che invece hanno aumentato il budget per l’istruzione rispetto al 2012 oltre l’1 per cento a prezzi costanti sono 14. L’aumento maggiore si è verificato nella comunità tedesca del Belgio, circa il 27 per cento. Questo aumento è dovuto al rinnovamento e costruzione di otto istituzioni scolastiche in una partnership pubblico privata. In Turchia l’incremento del budget è stato all’incirca del 19 per cento per via della costruzione di nuove scuole, aumento di studenti e insegnanti, aumento dei salari dei dipendenti pubblici in istruzione, aumento delle risorse dedicate ai servizi speciali per l’istruzione. In Islanda l’incremento del budget del 9 per cento è collegato alla crescita dei costi e all’aumento del numero degli studenti. In Romania l’aumento del 6 per cento del budget è dovuto a investimenti in infrastrutture scolastiche, aumento delle borse di studio in percorsi professionali, aumento dei costi sociali e dei costi per gli esami degli insegnanti a livello nazionale.
Austria, Slovenia, Francia, Slovacchia, Svezia, Polonia, Belgio, Lettonia, Bulgaria hanno aumentato il loro Budget per l’istruzione, sempre a prezzi costanti, tra l’1 e il 5 per cento.
Per altri stati come Germania, Spagna, Grecia non è stato possibile recuperare i dati o renderli confrontabili.